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Marta

Marta (42.535722, 11.923810) est une localité

Histoire[]

Toscanne Lombarde

Les places de la "Toscane Lombarde" données au Saint Siège en 774

Marta est incluse comme composante de la Toscane Lombarde[1] dans la donation impériale que réalise Charlemagne en 774 en faveurs des Etats du Pape. Ce statut est ré-affirmé dans les donations impériales de 817[2], 962[3] et 1020[4].

Il primo dato certo risale al 726 d.C. quando il paese, con il nome attuale, compare nell'atto di donazione che Ludovico il Pio fece alla Santa Sede per la costituzione del “Patrimonio di San Pietro in Tuscia”. In una Cartula venditionis del marzo 765 per la compravendita di un podere, sotto il regno di Desiderio e di suo figlio Adelchi, si dice che l'atto viene rogato a Marta e tra i testimoni compaiono "Giovanni figlio di Alduino, uomo pio di Marta, e Autiperto Traspadino, uomo pio abitante di Marta". Questi sono i primi documenti in cui compare il nome del paese ma non è da escludere che l'abitato, forse poco più di un modesto villaggio, fosse preesistente alle citazioni suddette. Nel 787 Carlo Magno, dopo aver sconfitto i Longobardi, aveva ceduto al papa Adriano I alcuni territori della Tuscia longobarda. Tuttavia nel 788 il papa si lamentava di essere venuto in possesso soltanto di alcune città (Soana, Viterbo) mentre incontrava ostacoli per tutte le città che enumera: Città della Pieve, Orvieto, Bagnoregio, Ferento, Orte, Castro, MARTA, Tuscania etc. Si parla ancora di Marta nei diplomi di Ludovico il Pio (817), di Ottone I (962), di Enrico II (1014) e nel documento Amiatino n. 23 (823).

Piazza Umberto I°Nel 1227, con una bolla, il pontefice Onorio III riconferma l'appartenenza di Marta al Patrimonio di S. Pietro. Nel 1247 il paese viene concesso dal papa Innocenzo IV al prefetto Pietro Di Vico. La potente famiglia dei prefetti Di Vico , discendente dai duchi di Spoleto, aveva acquisito diversi castelli nel Patrimonio di San Pietro e dominava le strade verso Roma. La politica dei Di Vico, ostile al papa, era stata fortemente favorita da Federico Barbarossa dal quale i Prefetti avevano avuto, nel 1167, l'investitura imperiale. Le loro mire espansionistiche, con l'intento di creare un piccolo regno nella Tuscia romana con i territori sottratti alla Chiesa, urtavano con gli interessi delle città di Viterbo e di Orvieto e con i signori di Bisenzo. La Val di Lago, cioè i castelli intorno al lago di Bolsena, e le isole erano punti strategici importanti per l'egemonia sul territorio ed è comprensibile che ogni tentativo di appropriazione scatenasse reazioni e lotte. Nel 1255 Pietro Di Vico occupa il castello di Marta suscitando la reazione dei signori di Bisenzo e il risentimento dei Viterbesi. Il Di Vico assicurò gli uni e gli altri che non li avrebbe mai molestati ma i figli di Guittone di Bisenzo reputarono più opportuno cercare l'alleanza con il potente comune di Orvieto e per esso, nel 1259, conquistarono l'isola Martana.

Nel 1261 veniva eletto papa Urbano IV che riconobbe ufficialmente al Di Vico il possesso temporaneo di Marta. Ciò scatenò le ire dei tre figli di Guittone di Bisenzo che, improvvisamente, assalirono il castello di Marta e appiccarono il fuoco alle case che in parte vennero distrutte. Urbano IV, per risolvere definitivamente la questione e smorzare le ostilità tra Viterbo, Orvieto, i Di Vico e i signori di Bisenzo, riscattò Marta pagando 700 lire perugine al Di Vico e 500 lire senesi a Giacomo di Bisenzo e tacitando così ogni loro pretesa o diritto (1263). Quindi inviò le milizie a Marta, restaurò le case semidiroccate, la recinse di mura, fossati e torri fortissime e vi pose a guardia un manipolo di soldati. Inizia così il periodo dei castellani.

Occurrences[]

Etudes[]

Notes et références[]

  1. qui comprend selon les diplômes "In partibus Tuscie Langobardrum Castellum felicitatis, Urbemvetere, Balneum regium, Ferenti, Vitherbium, Orthem, Martam, Tuscanam, Suanam, Populonium, Rosellas". Il s'agissait de toute l'étendue de l'ancien duché romain, qui avait pour chef-lieu Centumcelle (Civitavecchia) et s'étendait jusqu'à l'Ombrie et au Mont Amiata
  2. Faite par Louis le Pieux, elle confirme au pape Pascal la possession des droits régaliens "Item in partibus Tusciae Longobardorum Castellum Felicitatis, Urbivetum, Balneum regis, Ferenti, Castrum Viterbium, Orclas, Martam, Tuscanam, Populonium, Suanam, Rosellas... cum omnibus adiacentibus ac territoriis maritimis, littoribus, portubus ad suprascriptas civitates... pertinentibus." (Liber Censuum, p. 364a)
  3. Réalisée par Otton I (962) Liber Censuum p. 368
  4. Réalisée par Henri II Liber Censuum p. 371
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